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Chiedimi una Pastiera

Dopo avervi lasciato per dicembre e gennaio a bocca asciutta, ritorno con una ricetta bella calorica. La pastiera napoletana 😛
Fino a qualche anno fa, stando ancora con i miei, era solita prepararla sempre mia madre: ogni volta che arrivava il periodo di pasqua, si chiudeva in cucina e sfornava almeno 4 pastiere per volta, tutte che passavano sotto i nostri nasi, mio di mio padre e di mia sorella, perché poi dovevano essere regalate, per aspettare almeno un altro mese per vederne una da magiare tutta per noi.
In questo caso, è stata la mia prima esperienza con la pastiera, in quanto non ho mai avuto occasione e forse anche voglia di realizzarla, avendo mia madre che ne faceva ogni volta. Mancanza di voglia perché guardavo mia madre mentre le preparava e vedevo sempre un processo lungo e faticoso, in cui davvero bisognava disporre di tempo e pazienza per realizzarla.
Nel periodo di natale, alla fine ho ritrovato il tempo e la voglia per farne qualcuna, poi se te lo chiede un cliente della farmacia non potevo che accettare la richiesta e mettermi alla prova. E’ stata quella richiesta che mi ha fatto scattare una molla dentro, quella che ormai da tempo non sentivo più scattare, un po’ per il tempo e tanto per il lavoro che mi ha travolto letteralmente ed anche fisicamente. A tal proposito, sono veramente una frana nell’ organizzazione del tempo libero (ormai poco). Dovrò rimediare. 😉

Per questa ricetta, come da tradizione di mia madre, ho frullato grano e canditi: qui i tradizionalisti legati all’ antica ricetta della pastiera potrebbero arrabbiarsi e vi capisco. La scelta di frullare il grano e i canditi è dovuta solo ad una questione di gusti, quindi sentitevi liberi di lasciare il grano e i canditi anche così come sono.

Passiamo, dunque, alla laboriosa ricetta. Continua a leggere

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Prima di andare…una nuvola!

Chiamatele come volete, nuvole, fiocchi di neve, batuffoli…alla fine la sostanza non cambia.
Parlo dell’ultima invenzione dolciaria di Napoli: queste soffici brioche piccole con tantissima crema alla ricotta all’interno che quando le mordete sono un’esplosione di crema. Buonissime!!
Alla fine la ricetta è unica, nel senso che bene o male le dosi ed il metodo sono sempre le stesse.
Sono da provare almeno una volta, anche se qua già sto alla seconda volta!!
Seconda volta perchè me le hanno proprio chieste: mio zio appena ha visto le foto che avrei messo qui sul blog è quasi impazzito dicendo “No, le dobbiamo fare!!” estasiato della visione di quelle foto! XD
E allora come non accontentarlo. Ora gli ho lasciato anche la ricetta e credo sia ancora più contento! 😀
La procedura è davvero semplice! La crema è senza uova e le brioche le potete fare di qualsiasi dimensione. Io sono un pò megalomane e quindi la prima volta mi sono uscite delle bombe, non erano delle nuvole ma un’intera perturbazione XD
Inoltre, le brioche sono davvero soffici, non ho mai fatto una brioche così soffice che si scioglie in bocca!! E rimangono così anche nei giorni successivi!
Le dovete provare, assolutamente!! 😉

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Dark Zeppola!

Eh si, proprio una dark zeppola, solo per la crema…invece della solita crema pasticcera gialla, una crema pasticcera al cioccolato fondente.
L’idea iniziale era quella di fare varie combinazioni cromatiche di zeppole. Ossia, oltre alle zeppole di questo articolo, volevo provare la zeppola al cacao con la crema gialla, ma alla fine il tempo è stato davvero poco, e sono riuscita a fare solo questa.
Ormai il tempo me lo devo ritagliare solo il sabato e la domenica, per fare tutto…dolcetti, visite a parenti, inviare altri cv, dal momento che in settimana sono impegnata con un tirocinio in farmacia… garanzia giovani e ho detto tutto, anzi niente… di garanzia c’è solo il nome, ma di fatto niente. E qui mi fermo, visto che ci sarebbero tante cose da dire, ma non mi piace parlare di politica (ci sono tante, troppe cose che non vanno). Quindi si è sempre in cerca di qualcosa di meglio e qualcosa di stabile.
Comunque sia, niente politica, dal momento che è un blog di dolci e cucina…piuttosto parliamo di queste zeppole 😀
L’impasto base della zeppola, è lo stesso che uso di solito anche per i bignè. 😉
E la ricetta della crema pasticcera, è quella di cui spesso vi ho parlato, una ricetta di famiglia, che ho un pò rivisitato e che ha un sapore davvero delicato e che profuma di limone. La adoro! ❤

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Una Pizza/Focaccia e una Parigina!

Visto che vi ho riempito di biscotti e dolcetti ora era il momento di qualche cosa di rustico e salato.
Anche se dopo le feste, è d’obbligo la disintossicazione da tutte le cose ingurgitate, ogni tanto ci può stare un pezzo di focaccia con pomodoro e mozzarella e magari una fetta di parigina. 😀
La Parigina, o Francesina, è una pizza rustica che nasce a Napoli, o meglio nella zona di Afragola ed è formata da uno strato inferiore di morbida pizza/focaccia, farcita con pomodoro, prosciutto cotto e mozzarella (o provola…a vostra scelta) e coperta con uno strato di pasta sfoglia. Questo rustico ha fatto sempre parte della mia infanzia, era il tipico spuntino che mia madre comprava quando avevo fame e che ovviamente io preferivo ed amavo più di tutti!! 😛
Credetemi, è un qualcosa che crea dipendenza, per in contrasto tra la sofficità della pasta della pizza e la croccantezza della sfoglia. Ve ne innamorerete! Provare per credere. 😉
In questo caso, avevo impastato più farina in modo da non fare solo la parigina, ma anche una bella pizza/focaccia. La chiamo così, perchè da un lato ha il pomodoro e la mozzarella, e quindi ricorda il condimento tipico della pizza, ma allo stesso tempo è altissima e sofficissima come una focaccia. Quindi, decidete voi come chiamarla… per me andrebbe anche bene focaccia 😀
La lievitazione è stata abbastanza breve rispetto a quelle lunghe che di solito mi piace fare, e anche la quantità di lievito di birra è maggiore rispetto al solito, visto che da mesi ormai uso poco lievito e lunghe lievitazioni. Però ammetto che non ha dato quella sensazione di gonfiore allo stomaco, quindi va bene così..risultato accettato ed esperimento superato alla grande 😀
Proseguiamo allora con la ricetta!! 😉

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Mustaccioli bianchi di Natale

Di corsa a fine giornata, dopo aver consegnato non so quanti curriculum in giro per le farmacie (sperando che il nuovo anno sia di buon auspicio), finalmente ce la faccio a pubblicare questa ricetta che mi è tanto piaciuta!! 😀
In generale i mustaccioli li adoro, mi piacciono troppo e come ogni Natale mi piace mangiarli e trovarli a tavola come dolce a fine cena/pranzo. Ma quelli che adoro di più sono quelli ricoperti al cioccolato bianco!! Troppo buoni! 😛
La ricetta è molto semplice e anche senza uova, senza derivati del latte o grassi (quindi si può anche dire che è una ricetta vegana), ma armatevi di mascherina!! XD Vi dico questo perchè, come agente lievitante viene utilizzato il bicarbonato di ammonio, che sciolto nell’acqua, calda, da come prodotto l’ammoniaca, che ha un odore molto molto acre. Un odore davvero pungente che io non riesco a sopportare, ad un certo punto della serata me lo sentivo nel cervello. Questo odore si sente, vi ripeto, quando sciogliete questo tipo di lievito nell’acqua e anche appena cotti, ma una volta raffreddati non si sente più. Per questo motivo vi consiglio di tenere almeno una finestra nelle vicinanze aperta, e per farli raffreddare lasciateli fuori al balcone XD Sembra assurda come cosa…ma credetemi che conviene fare così!
Non voglio spaventarvi o farvi partire demoralizzati dall’inizio, ma vi assicuro che ne vale la pena provare, infatti tra poco li rifaccio, puzza a parte, ma li rifaccio sul serio…perchè mi sono piaciuti tantissimo!! E se lo dice il mio fidanzato che non tanto preferisce questo dolce, allora di deve per forza provare!! 😀
Giustamente, molto spesso in commercio trovate questo lievitante come ammoniaca, anche se, come vi ho scritto sopra, non è proprio ammoniaca, ma bicarbonato. Quindi bene o male parliamo della stessa sostanza: di solito per la lievitazione si parla di bicarbonato, anche perchè l’ammoniaca pura non la troverete, dal momento che è abbastanza tossica usata pura.
Non vi dico poi le peripezie per trovare lo stampo a forma di rombo, non so quanti negozi ho girato, ma alla fine ce l’ho fatta!! Ovviamente qualcuno potrebbe dire che potevo fare diversamente, magari comprandolo parecchio tempo prima…eheh mi piacciono le sfide XD

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Bando alle ciance, ora vi lascio la ricetta!! 😀 Continua a leggere

O’ rre’ e Napule… o’ babbà!

So già che in questo momento mi state maledicendo perchè con questa ricetta ho sabotato tutti i vostri buoni propositi riguardo la dieta e l’alimentazione sana ecc ecc…ma questa ricetta, ma che dico?! Questa opera della pasticceria napoletana la dovevo assolutamente condividere con voi!
Questo è il Babà!! Il dolce napoletano per eccellenza, insieme alle sfogliatelle ricce e frolle, insieme al biscotto all’amarena e alla regina pastiera e tanti altri pasticcini tipici!
E’ il dolce che fa da padrone in ogni singola vetrina di tutte le pasticcerie napoletane, col suo bel colorito bronzato, con la sua bagna tipicamente al rum che la fa brillare ed con tutte le sue forme: a ciambella, piccola o grande e a funghetto…magari spaccato al centro con panna e fragole o crema e amarene….insomma è proprio il Re di Napoli!
Eppure, se uno volesse sapere per filo e per segno la vera storia del babà, scoprirebbe che in realtà lui è nato in Polonia, come frutto dell’ira del re Stanislao Leszczinski dopo aver buttato contro una bottiglia di rum il Kugelhupf. Quindi il babà si può considerare come l’evoluzione del Kugelhupf, o comunque un suo parente stretto. Comunque sia, dopo essere nato in Polonia, si trasferisce a Parigi ma in realtà è a Napoli che viene adottato completamente dai calorosi e golosi napoletani!!
E’, inoltre, il dolce che ogni domenica regna sulla tavola di ogni famiglia napoletana dopo l’abbondante pranzo..mentre si crogiola nella sua bagna nella famosa “guantier” insieme agli altri pasticcini.
E poi, ricordate che se vi trovate a parlare con un napoletano e lui vi dirà “Si’ proprij nu’ babbà!!“, sappiate che vi sta facendo un bel complimento, paragonandovi ad un dolce buonissimo, proprio per sottolineare il vostro carattere dolce e caloroso, anche se spesso il vero significato di questa frase viene travisato e trasformato “sei proprio un fesso (cioè stupido)”, e credetemi da napoletana vi dico che non è questo il vero senso della frase.
Dopo essere cresciuta un pò anche nella casa della mia nonna paterna Rosetta, tra babà, millefoglie, pastiere, brutti ma buoni e pasterelle varie tutte da lei realizzate, condivido con voi questa ricetta di famiglia! 😀

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Il finger food del venerdì sera…con cicinielli!

Il venerdì è sempre quel giorno, oltre al lunedì, in cui dico di voler mangiare di meno…e poi non succede mai! XD
La sera della domenica sono convinta che il lunedì inizierò a mangiare sano e poco; in realtà è così..solo per il lunedì. Questo perchè poi durante la settimana mia madre si presenta con piatti più elaborati oppure le scappa qualche etto in più di pasta nella pentola dell’acqua che bolle. E allora mi rimane il venerdì per cercare di mangiare di meno…perchè poi penso che il sabato e la domenica mangerò sempre qualcosa in più, come la pizza del sabato sera o il pranzo ricco della domenica. Ecco…tutte queste premesse non valgono! Perchè? Perchè anche in questo caso arrivano mia madre e/o mia sorella che iniziano a farmi proposte indecenti o iniziano a chiedermi di fare sfizi vari.
Quello per cui optano sempre, sono le zeppole fritte!! Come si fa a dire di no?!?!? Poi soprattutto se si presenta mia madre con circa 200 g di cicinielli (o bianchetti come volete chiamarli voi) e dice…ci facciamo le pizzelle di cicinielli?! E lì non riesco a dirle no! troppo difficile da fare!
E allora, questo è lo sfizio preferito non solo di mia madre, ma anche mio, di mia sorella, di mio padre e di tutta la mia famiglia…ma penso anche di parecchi altri che non conosco! XD
E’ il solito antipasto che ti portano al ristorante quando ordini il menù di pesce (in quelli che le fanno), anche se molto spesso i cicinielli li servono cotti e conditi con sale, olio e limone (dire li adoro è troppo poco…li amo!! 😀 ). Per chi non riesce ancora a fare mente locale, si tratta di piccolissimi pesciolini che crudi sono trasparenti ma cotti diventano bianchi (da qui anche il nome bianchetti). Insomma sono i figli dei latterini che sempre fritti sono un sogno in terra…o in mare (??).
Queste pizzelle o zeppole o frittelle…sono la cosa per cui vale davvero la pena mangiare poco durante la settimana…. perchè hanno un sapore, una morbidezza e una croccantezza unica! Anche qui…provare per credere!! E qui si prova sempre XD
Comunque sia, tutta la ricetta è stata eseguita dalla qui presente…qualcuna l’ho anche fritta (per la soddisfazione di farlo), ma le altre le ho lasciate friggere a mia madre, semplicemente per un trauma, in pratica un incontro ravvicinato con olio bollente che ha lasciato il suo bel segno sul mio braccio e che ogni volta che lo guardo penso che la frittura per me è un qualcosa che è meglio guardare da lontano 😀
Chiuso questo sproloquio….vi parlo della ricetta.

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Un tortano o un casatiello?

La differenza c’è!! Molto spesso, chi non conosce a fondo la vera storia di questi due preparati lievitati, li confonde o semplicemente li accomuna.
Solitamente qui a Napoli, ò Casatiell si usa anche per identificare una persona pesante e che facilmente ci fa annoiare, da qui l’ espressione “sì proprij nu’ Casatiell!!“. Tortano e Casatiello sono molto simili, in forma, ingredienti, preparazione e periodo di preparazione: quest’ ultimo corrisponde alla Pasqua, da qui la forma a “ciambella”, per ricordare la corona di spine di Gesù, e gli ingredienti? Praticamente gli stessi: salame (rigorosamente napoletano), cigoli (grasso del maiale), uova sode, strutto (che in napoletano chiamiamo “a’ nzogna”), sale, acqua, pepe, farina, pecorino (a quantità!!). Ma allora perchè sono diversi?
Ecco, ottima domanda: nel Casatiello le uova sode si trovano sia dentro l’impasto che  fuori, incastrate nell’impasto, mentre nel Tortano si trovano solo dentro.
La ricetta originale di questo buonissimo rustico, nonchè anche pesante per i vari ingredienti, prevede la preparazione con il criscito, una preparazione a base di acqua, farina e lievito di birra, che viene lasciato crescere per un lungo periodo (anche per una notte). In questo caso io che ho fatto? Beh, ho fatto un tortano un pò più semplice in termini di tempi di preparazione e con meno ingredienti (diciamo più leggero, diciamo eh! XD ).
In questo caso ho usato una ricetta di un libro che secondo me ha almeno 10 anni in più della mia età, e che mi è stato gentilmente regalato! Su questo libro ci sono tutte le ricette tipiche napoletane, dalla sfogliatella frolla al babà, fino ad arrivare alla ricetta delle “mulignane cca’ ciucculat” (melanzane con il cioccolato), molto diffusa nelle zone di Salerno. In questo caso ho apportato le giuste modifiche per arrivare al risultato finale.
Ammetto che per arrivare a questo risultato tanto sperato, l’ho dovuto fare tre volte, ed ovviamente alla terza volta è venuto bene!! 😀
Per questa volta ho usato la dose doppia per fare un unico tortano/casatiello più grande, usando lo stampo con diametro di 34 cm; qui vi riporto la dose di un solo tortano/casatiello, usando lo stampo con diametro di circa 26 cm.

2015-05-29 14.22.56E dopo questa introduzione storica su casatielli e tortani, smetto di essere anche io un pò casatiello, ed inizio a descrivervi questa ricetta. 😉

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Diversamente Babà!

Questa volta andiamo di rustici! Ogni tanto devo pur accontentare chi ama il salato e i rustici…eheh XD
Il babà rustico è ormai diventato parte integrante della mia famiglia: lo preparo sempre in occasioni di festa, compleanni, onomastici, pasqua, scampagnate e anche per soddisfare semplicemente le richieste di mia sorella, che si è particolarmente affezionata a questa ricetta! 😀
Ma perchè si chiama babà? Cos’ ha del babà? Eppure non c’è rhum, non c’è crema, non ci sono fragole :O !! Molti mi chiedono…Beh questo rustico si chiama babà per il semplice fatto che, una volta cotto, all’interno si presenta come il classico babà dolce, con le stesse alveolature (meglio visibili quando raffredda per bene) e presenta la stessa morbidezza. Proprio per tale motivo si mantiene morbido anche il giorno successivo, e quello ancora dopo, senza doverlo riscaldare (ma se lo fate è ancora meglio 😛 ). E poi babà, per la stessa forma! 😉 Come ripieno potete metterci quello che volete: da sempre ci metto pancetta dolce e prosciutto cotto a cubetti, scamorza, e vari formaggi grattugiati; ovviamente si possono usare anche verdure, ad esempio sarebbe da provare con gli asparagi (visto che ormai è il periodo giusto…e io li adoroooooo!!!), o con zucchine, melanzane ed altro ancora.

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Dunque, iniziamo con la preparazione di questo rustico, che delizierà il palato di grandi e piccini. 🙂 Continua a leggere

Quasi come in pizzeria

Dite la verità….pensavate che avevo abbandonato il blog e i miei cari lettori?? E invece no! per la vostra (s)fortuna sono sempre qui (e chi mi smuove!! 😀 ). La causa principale delle mie assenze dal blog è lo studio: il periodo d’esami è arrivato (e speriamo finisca presto!!! 😥 ).
Stavolta vi parlo di una ricetta salata, ma in particolare di una ricetta tipica della cucina napoletana: la signora PIZZA!! L’impasto base è sempre lo stesso: c’è chi lo fa con il famoso lievito (o pasta) madre, un lievito molto naturale, senza lievito di birra, fatto crescere per molto tempo e che una volta attivato dura praticamente una vita….beato chi ce l’ha! E io? Beh, quando riuscirò ad avere un pò di tempo ci proverò, dal momento che deve essere molto curato, un pò come un bambino…già sto pensando all’eventuale nome da dargli..visto che in molti lo fanno, lo vorrei personalizzare anche io 😛 .
Un altro modo per fare la base, che poi è quello che maggiormente uso, è con il lievito di birra e con la lievitazione di poche ore. Ho già provato altre volte con un impasto lievitato 24 ore, e devo ammettere che il risultato è una gioia per gli occhi, per le alveolature che si formano all’ interno, e per la pancia dal momento che è un impasto molto digeribile, quindi stop alla sensazione di gonfiore. Però per questa volta la lievitazione, come già detto, è stata di poche ore: pensate che ho impastato il tutto alle ore 12.45, sgonfiare per formare le palline alle ore 14.45 e lasciato lievitare fino alle 19.30 (orario in cui ho iniziato a stendere le pizze, farcirle  e cuocerle). In questo caso la percentuale di idratazione è un pò  bassa, infatti per la quantità di acqua usata riferita alla quantità di farina, si ha una idratazione del 50%, quindi una pizza un pò  più “croccante”; per la prossima volta sono già pronta per provare con l’ idratazione al 100%….sto già studiando 😛
Le cosine da modificare/migliorare per la prossima volta sono, dunque, più alta idratazione e una minore quantità di lievito.
Ovviamente, questa volta per la cottura userò un forno appositamente creato per cuocere pizze (e non solo). Ricordate quel famoso fornetto di cui vi parlai in uno dei tanti (ma ancora pochi) articoli? BENE!! 😀 per la mia gioia è arrivato!! Dotato di doppia pietra refrattaria si può usare anche per toasts, tigelle, panini, crostate, biscotti, carne, pesce, lasagne, pizze, piadine, focacce e chi ne ha più ne metta!! Dopo aver spulciato su internet sono riuscita a trovare questo ultimo modello: G3 Ferrari, Pizzeria Snack Napoletana, con pietra refrattaria superiore removibile, ricettario (con tante ricette da cui prendere spunto) e con tanto di palette per posizionare la pizza sulla base. Ovviamente lo stesso effetto e lo stesso tipo di cottura lo potete ottenere anche semplicemente usando una pietra refrattaria da posizionare nel forno normale… una pietra naturale che permette di ricreare le stesse condizioni e temperature del forno del pizzaiolo di fiducia! Praticamente,una cosa meravigliosa!!
Ok! Dopo avervi fatti la testa a pallone con questa introduzione pubblicitaria…vi inizio a descrivere e a parlare di questa prima ricetta del 2015!! 😀 Lo inauguro proprio bene questo nuovo anno! 😛

2015-01-17 22.13.30

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